Alessandra è una guerriera affetta da una rara sindrome, determinata a portare avanti la sua testimonianza a favore della Cannabis, la pianta che l’ha riportata alla vit
Ciao Alessandra, quando e come hai scoperto di avere una sindrome rara?
Mi chiamo Alessandra de Iurco e sono nata a Padova il 26 gennaio 1984.
Ho scoperto di essere affetta da MCS (Sensibilità Chimica Multipla) nel 2013, dopo aver fatto sei mesi di psicoanalisi e test di tolleranza ad agenti chimici, avvenuti presso il centro psicologi senza
frontiere di Barcellona, in Spagna. La mia diagnosi fu confermata a Roma dal professor Giuseppe
Genovesi attraverso ulteriori analisi di laboratorio. Il percorso che ho intrapreso per avere una diagnosi precisa non è stato semplice ed è dovuto al fatto mi fu richiesto un profilo psicologico da parte della difesa di un processo per coltivazione di Cannabis ad uso personale.
Tale profilo fu stilato presso il centro di igiene mentale di Padova, che inizialmente asseriva fossi un soggetto con un disturbo borderline della personalità, bipolare e con forti fissazioni circa il proprio stato di salute.
Come hai reagito?
Quando ho saputo di dover difendermi da tutte quelle accuse assurde ho provato una forte sensazione di abbandono. Mi sentivo già abbastanza abbandonata per non aver mai trovato una risposta al mio disagio di salute e, oltre il danno dell’imputazione ad 8 mesi di carcere e 2000 euro di multa, subii la grossa beffa di aver sempre avuto ragione nel sentire di non essere pazza ma realmente malata fisicamente.
In che cosa consiste la MCS e a che cosa è dovuta principalmente?
La Sensibilità Chimica Multipla è una condizione piuttosto rara in cui i malati non riescono a tollerare i contaminanti che normalmente, purtroppo, fanno parte della vita di tutti i giorni.
Questa sindrome è definibile come intolleranza a xenobiotici ambientali, cioè contaminanti ambientali assorbiti mediante i polmoni e la pelle.
Colpisce il sistema renale, neurologico, muscolo scheletrico, endocrino, immunitario, l’apparato respiratorio, cardiocircolatorio, digerente e tegumentario. Consiste nell’impossibilità del corpo di tollerare qualsiasi traccia di sostanza di sintesi chimica nell’ambiente, tra i quali: profumi, deodoranti, detersivi, disinfettanti, insetticidi, pesticidi, colle e prodotti catramosi, vernici, solventi, preservanti per legno, materiali edili, inchiostri, carta stampata, gas, fumi di stufe, scarichi delle auto, prodotti plastici, farmaci anestetici, farmaci chemioterapici, formaldeide (mobilio, stoffe nuove) e prodotti di origine petrolchimica.
Quali terapie ti hanno prescritto gli specialisti?
Inizialmente prendevo degli psicofarmaci. Fin da bambina ho mostrato piccoli sintomi della malattia ma purtroppo nessuno si è mai reso conto di cosa di trattasse veramente. Di conseguenza hanno trattato solo alcuni sintomi, quelli più superficiali. Dopo aver passato anni infernali a combattere tra sbalzi dell’umore e astinenza da psicofarmaci, mi hanno prescritto Ultrathione (glutatione), Normast, Pea pure, zeolite. Terapie che si ritenevano fossero corrette per la Sensibilità Chimica Multipla ma che in realtà mi hanno fatto sviluppare anche il resto della sindrome da sensibilizzazione centrale, facendo esordire fibromialgia, fatica cronica, elettro sensibilità e problemi al sistema parasimpatico.
Per quanto tempo ti sei affidata alle cure standard/sperimentali?
Ho preso le terapie standard per circa sei mesi, poi arrivata stremata a 46 chili ed avendo raggiunto un livello di reazioni troppo alto ho deciso di smettere del tutto.
L’eziologia di questa sindrome è quasi sconosciuta e quindi tutte le terapie sono più o meno sperimentali. Potrebbero essere diversi i fattori scatenanti in gioco e per quanto mi riguarda il primo alimento che mi è stato dato è stata la soia gialla della Nestlè perché mia madre non poteva allattarmi.
Avevi mai provato la Cannabis prima d’ora?
Sì, ho provato per la prima volta la Cannabis a 14 anni mentre ero in cura con psicofarmaci e proprio grazie ad essa ho iniziato ad eliminarli!
Quando hai pensato di usarla come terapia vera e propria?
Ho pensato di usarla come terapia quando ho constatato che mi aiutava a contrastare i sintomi multipli, a differenza dei farmaci convenzionali che li aumentavano a loro volta. Già da quanto cominciai a fumarla durante l’adolescenza capii che quella pianta mi avrebbe aiutata. Fu anche una spinta in più per me a vivere più consapevolmente. Circondai la mia vita di arte, suonavo a chitarra e disegnavo. Dopo aver vissuto male il passaggio tra infanzia e adolescenza a causa di continue reazioni cutanee, aumento e perdita di peso, conseguenti disturbi dell’umore, avevo una gran voglia di riscattato e mi iscrissi all’istituto d’arte. Ho praticato training autogeno e meditazione, tutto l’insieme mi è stato molto utile per affrontare al meglio la mia vita.
In quale modo utilizzi la Cannabis oggi e quali benefici ne trai?
Assumo la Cannabis a tutto tondo e in diverse forme: per via inalatoria, per via orale con oleoita (soprattutto sul cibo) e topicamente sulla cute con crema/unguento.
Il mio medico di riferimento a Barcellona mi prescrisse 2,5 g al giorno di Cannabis in olio di oliva più due massaggi con crema a base di Cannabis. Subito durante il primo mese di terapia il mio corpo subì un rimescolamento interno, e sentii di espellere tossine e metalli. Tornai a poter tollerare per brevi periodi ambienti contaminati senza l’uso della mascherina e ripresi a poter mangiare molti alimenti che mi erano vietati da tempo. La prima volta che ho assunto la Cannabis dopo la prescrizione medica ho provato una sensazione di conforto. Se pur la Cannabis non fosse una cura ufficiale per la MCS, in gran parte mi aveva già salvato la vita. Infatti se questa sindrome non viene giustamente trattata porta l’insorgenza di varie forme tumorali, leucemie, sclerosi multipla, ictus, ecc… Ho pensato che questa pianta fosse un buon punto di partenza per ritrovare la salute.
Iniziai così ad elaborare composizioni di Cannabis ed altre piante ad uso orale e cutaneo
per aumentare il processo di guarigione.
Come hai agito, conscia di abitare in un paese proibizionista? Hai pensato di andare a curarti
all’estero? E se si, perché l’hai fatto?
Nonostante il proibizionismo ho cominciato a coltivare le piante necessarie al mio benessere già anni prima che arrivasse la diagnosi di MCS. A tal proposito, un giorno si presentarono alla porta i carabinieri che, incuranti del fatto che coltivassi per il mio stato di salute e non a fini di spaccio, subii un processo, durante il quale fu richiesto il profilo psicologico di cui sopra. E la sfortuna specifica di quell’episodio mi ha portata fino in Spagna per continuare ad avere la mia terapia sempre a disposizione e ad incontrare un medico che finalmente si accorse della mia reale malattia.
Avendo ricevuto la diagnosi qui in Spagna ho deciso di non tornare in Italia. Al momento la
MCS non è riconosciuta dal sistema sanitario nazionale, come le altre sindromi da sensibilizzazione centrale di cui sono affetta.
Chi ti ha supportato a livello emozionale/economico/sociale?
Il più grande supporto l’ho ricevuto dai miei genitori, che hanno realmente impegnato tutto quello che potevano per aiutarmi a far fronte alle spese che un malato ambientale deve sommare al comune affitto. Come le cure naturali, il cibo biologico, i vestiti senza chimica tossica ed i macchinari per depurare acqua ed aria. Dopo la diagnosi mi è stato detto di non lavorare per non aumentare il livello di inquinante nel corpo e di evitare tutto quello che normalmente ci circonda. Ho trascorso molto tempo avendo bisogno di ozoionizzazione dell’aria e della maschera per gli spostamenti. Questa sindrome ha rivoluzionato tutta la mia vita sotto ogni punto di vista: sentimentale, fisico, emozionale e sociale. Per mia fortuna per contrastare il forte isolamento sociale ho ricevuto in dono Shanti, un cane meticcio divenuto poi il mio cane di assistenza emozionale a tutti gli effetti.
Hai mai provato Bedrocan o FM2? Come ti sei trovata?
Non ho mai avuto occasione di provare la FM2. In compenso ho comprato la varietà Bedrocan come da prescrizione ma ho avuto reazioni avverse come se contenesse muffa.
Come pensi che andrà a finire la questione sulla Cannabis terapeutica in Italia?
Credo che si tarderà troppo nel dare la giusta assistenza ai pazienti, i quali troveranno il modo di
autogestirsi.
In Spagna qual è la situazione per i malati?
Al momento in Spagna non c’è distinzione legale tra Cannabis ricreativa e medica. Esiste il
riconoscimento per l’uso del Sativex nella SM. Il resto dei pazienti deve associarsi in
qualche associazione Cannabica, come i CSC o ricorrere al mercato nero. Alcuni coltivano la loro
terapia: essendo la “ley mordaza” poco chiara sono in molti a percorrere questa strada.
Secondo te vedremo la Cannabis legale in Italia da qui a qualche anno? I consumatori o i
pazienti potrebbero essere utili in qualche modo ad avviare questo processo?
Credo che ci vorranno ancora diversi anni ma infine si giungerà ad una forma di legalità anche in Italia. I sostenitori di questa Cannabis, affetti o meno da patologie porteranno alla liberalizzazione della pianta.
Come sei stata giudicata al tuo paese? Torneresti in Italia?
L’Italia non mi ha mai dimostrato molta umanità, a parte alcune persone che porto nel cuore.
Potrei tornarvi a vivere solo sapendo di poter coltivare le piante che utilizzo come terapia, altrimenti non posso prendere in considerazione un mio ritorno sul lungo termine.
In definitiva, che cosa significa la Cannabis per te?
La Cannabis mi ha indicato la strada giusta per iniziare a curare la MCS. È la pianta che mi ha
aiutato ad arrivare fino a qui, facendomi accettare il cambiamento totale che ho dovuto
apportare alla mia vita… è stata ed è un salvavita.
Concludi raccontando dei tuoi obiettivi raggiunti e di quelli prefissati. Dei progetti in corso e
quelli per il futuro…
Grazie alla Cannabis ho eliminato gli psicofarmaci che hanno messo molte volte a repentaglio la mia vita a causa di crisi avverse: la prima avvenne il 20 settembre 1998, durante la quale dovettero indurmi al coma. Con questa pianta ho potuto elaborare una crema che ha sostituito completamente il cortisone, donandomi la possibilità di toccare oggetti metallici, plastici, superfici pulite con saponi comuni senza avere reazioni alla pelle… ho potuto addirittura ricominciare ad usare alcuni
saponi! Con l’uso dell’oleolita a base di Cannabis via orale ho ottenuto ottimi risultati nella rimozione dei metalli pesanti tossici, riducendo le crisi epilettico focali, le emicranie, gli edemi alla pelle e bronchi, l’asma e molti altri sintomi. Il processo di creazione mi ha portato a poter reintrodurre alcuni cibi che non mangiavo da oltre 13 anni. Un altro grande obiettivo raggiunto grazie alla Cannabis ed il mio assistente Shanti, è stato affrontare il viaggio prima in nave e poi in aereo fino in Nepal. Con l’utilizzo della crema per via cutanea ed orale ho percorso oltre 200km, riuscendo a giungere fino alla vetta del Langtang chiamata Kyanjin Ri Rasuwa, posta ad un altitudine di 4779mt. È stata una magnifica esperienza che spero di poter rinnovare visti gli enormi benefici che mi ha apportato al fisico e all’anima.
Al momento sto lavorando ad un progetto d’aiuto diretto per persone con sensibilizzazione centrale e patologie ambientali per riuscire a donare il benessere che ho trovato attraverso questa pianta ed anni di studio sulla mia persona. Il sogno nel cassetto? Fondare un eco-villaggio dove persone come me ma anche chi volesse abbassare il proprio impatto ambientale possa vivere in armonia.
Speriamo tutti in una vita con meno inquinanti per il bene nostro e della Terra… un abbraccio e complimenti ad Alessandra!