Per la rubrica di questa edizione (MJPASSION N8, ndr), ho voluto dare voce ad uno dei massimi esperti di canapicoltura in Italia: Valerio Zucchini è stato il primo imprenditore a scommettere sulla Canapa e, oggi, dopo otto anni di lavoro, è riuscito ad ottenere risultati sorpremdenti, soprattutto all’estero. Risultati tutti da imputare alla sua determinazione e capacità di osservazione.
La curiosità è che il cammino di Valerio è stato segnato fin dalla tenera età ed è sotto l’insegna della foglia più discussa del XX secolo e non solo…
Ciao Valerio, di dove sei?
La mia povera mamma, Olga, ogni volta usciva con la storia che fossi stato “impastato”, ovvero concepito, con polvere di Canapa e carne di Ranocchi, perché la mia mamma faceva la bracciante durante la stagione della Canapa, andando al seguito delle macchine stigliatrici che giravano per le aie. Mi piace ricordare al mondo che, a quei tempi, una tonnellata di canapa manteneva una famiglia per un anno; adeguando i prezzi di allora a quelli di oggi, curiosamente, troviamo i costi di una tonnellata di fibra naturale che ci arriva dal Sud-Est Asiatico a 700 € /ton franco porto Italiano, ma forse noi allora eravamo il Bangladesh d’Europa e credo fosse proprio così.
Come ti è venuta l’idea di coltivare Canapa?
Dal 2002, fino alla chiusura della K.E.F.I., ho monitorato tutte le varie attività dei gruppi e delle Associazioni, che allora spingevano la filiera, sempre con la ormai nota precisazione che “noi italiani eravamo i primi in qualità”, e sono stati spesi milioni di euro in quella direzione; finanziamenti alle associazioni che avrebbero dovuto riportare il tessile agli antichi splendori, tutti progetti finiti in un grande buco nero, mentre Francia e Germania rilanciavano assieme al Canada la parte dedicata all’alimentare. Gli operatori di allora, videro male questa mia iniziativa, ma la cosa prese piede, fino a giungere negli anni 2015-2016, stagione in cui arrivai alla conquista di circa il 20-25 % del mercato delle sementi monoiche, in particolare USO 31.
Una volta rotto il monopolio, fu facile per tanti operatori divenire importatori…
E fu così che per promuovere la vendita delle macchine da raccolta, decisi di rompere il monopolio creatosi attorno alla vendita del seme di Canapa, ben consapevole del fatto che con le varietà italiane Carmagnola, Cs, Fibranova, non avrei mai potuto giungere alla vendita di macchine, né da raccolta, né di trasformazione.
L’idea di coltivare la Canapa è venuta per l’esigenza di testare macchine e metodi di raccolta, dopo avere preso la direzione tecnica di un’azienda che operava nel settore producendo isolamenti in fibre naturali in Kenaf, in Canapa, in Lino ed altri sintetici. Purtroppo, nel 2012, l’azienda legata al gruppo Mariella Burani Fashion fallì miseramente, così decisi di portare avanti quei progetti che erano rimasti in sospeso.
Questi sono ricordi romantici, ma pochi sanno che la Canapa allora era una risorsa strategica monopolizzata: la vendeva lo Stato.
Io sono originario della provincia di Bologna Valsamoggia, più precisamnete la più vocata ai tempi d’oro della Canapa assieme alla provincia di Ferrara. Sono anzianotto e nei miei ricordi infantili c’è anche quello del rito della macerazione della Canapa a casa dei nonni: prima di mettere i fasci nel macero si faceva una “bandiga”, cioè una festa con magiata dei pesci che venivano tolti dal macero, altrimenti sarebbero tutti morti.
Da quanto tempo coltivi direttamente la Canapa?
Purtroppo, il mercato è tiranno e decisamente volitivo e ogni anno ha cambiato indirizzo in merito al prodotto leader, riscoprendo in sequenza alimenti, fiori e, in queste ultime stagioni, la biomassa per ricavare estrazioni. La coltivo dal 2017; sono stato uno dei primi fornitori di fiore, di semi germinati e piantine per le quali ho riproposto metodi e situazioni all’interno delle norme restrittive della 242 in merito alle certificazioni.
Sei andato incontro a qualche bega burocratica?
Non ho mai trovato nessuna ingerenza burocratica avendo sempre operato nei termini dettati dalle leggi vigenti o dalle indicazioni ministeriali.
Quanti ettari dedichi alla coltivazione?
Questa ultima stagione per un solo specifico progetto ho piantato 150 ettari, ripartiti in due aree principali, e saranno eseguiti con il metodo della Trivalenza, così ho battezzato la metodologia di coltivazione e raccolta che può essere eseguita anche con i crismi GACP.
Per quali genetiche hai scelto e per quale motivo?
Opero quasi esclusivamente con varietà Monoiche in funzione dei cannabinoidi da ricercare, il motivo è semplice: nel metodo della trivalenza si prevede la semina densa a 280-300 piante al m2 che preferisco alla coltivazione del tipo SENSIMILLA, più costosa e a mio avviso meno redditizia in termini di quantità di cannabinoidi prodotti ( 300 piante al 2,5% di CBD producono più di 1 pianta al 6 %) questo fino a che per legge di debba usare solo le certificate.
Qual è il punto forte della tua attività? Ti occupi anche della trasformazione della Canapa in prodotti commerciabili?
Le macchine che attualmente propongo coinvolgono l’intero ciclo produttivo e di trasformazione, si tratta di macchine da raccolta, strippatrici, selezionatori di biomassa e semi, trasformazione dei semi e impiantistica per la stigliatura degli steli. In pratica quello delle macchine dovrebbe essere il mio core business, ma allo stato attuale sono le coltivazioni dimostrative.
Il mercato subisce continuamente delle oscillazioni, come vedi il futuro di questo settore?
Sarebbe importante riuscire a fare fronte unico, massa critica, magari assieme a grandi sindacati agricoli, che continuano a farsi guerre. così come le supposte associazioni presenti sia sul territorio che sulla rete, risultando, alla fine dei conti, solo delle gilde commerciali o lobbie di potere che cercano di fare passare solo le informazioni che più fanno loro comodo, alle S.R.L. di diritto privato che generalmente le controllano.
In Italia, abbiamo un regime di monopolio per certi prodotti quali alcol, tabacco, gioco d’azzardo. Per esempio, non ho ancora sentito nessuno dire “muoviamoci contro le tal leggi”:
Il mercato è in continua evoluzione e continuerà a cambiare fino a che non saranno modificati i parametri delle legge cogente sui fiori, che dovrebbero essere messi sotto accisa dal monopolio, o le estrazioni per i cannabinoidi, vero prodotto leader oggi e che potrebbe davvero rilanciare tutta la filiera.
Come vedi il futuro della Cannabis in Italia (se nessuno si decide a proporre qualcosa di sensato)?
Il fumo delle erbe è consentito! Direttiva 2014/40/UE del 3 aprile 2014 art. 21 prodotti da fumo a base di erbe. Il fumo, in particolare, è regolato dalla legge 504 e dalle sue successive modificazioni:1 ) sono assimilati alle sigarette e al tabacco da fumo tutti i prodotti costituiti parzialmente da sostanze diverse dal tabacco, ma che rispondono agli altri criteri di cui all’art. 39 bis2-bis) Sono assimilati ai prodotti di cui all’art. 39.bis comma 1 lettera e-bis, i prodotti da inalazione senza combustione costituiti esclusivamente o parzialmente da sostanze solide diverse dal tabacco. 2) sono assimilati alle sigarette e al tabacco da fumo i prodotti esclusivamente o parzialmente da sostanze diverse dal tabacco, ma che rispondono agli altri criteri di cui art. 39 –bis
ART. 39- ter qui riportato
3) IN DEROGA ai commi 2 -2bis i prodotti che non contengono tabacco non sono considerati tabacchi lavorati quando hanno una funzione esclusivamente medica ( ASSIST AL MINISTERO DELLA SANITA’)
O facciamo una colletta per soddisfare le necessità del Ministero della Sanità per riuscire ad ottenere un presidio medico per fiori ed estratti, ma, per contro, ho più volte sentito parlare di protocolli e di procedure di controllo per prodotti che non sono ufficialmente vendibili, o prodotti che non sono ufficialmente producibili in Italia, lavorazioni e contratti di ritiro per impianti che non sono in grado di produrre a regime, grandi sindacati che si occupano di orti floreali al posto di bacini con centinaia di ettari di coltivazioni industriali…e via cosi.
Tutto ciò ha creato sempre confusione e danni e siamo comunque lontani anni luce dagli intenti propinati della dalla legge 242/16 .