A luglio 2019, molti quotidiani nazionali ed internazionali hanno riportato la “notizia del secolo”, ovvero il ritrovamento di dieci pipe con bracieri carichi di Cannabis in una tomba cinese, datata 2.500 anni. In realtà la notizia risale a tre anni prima, però fece il giro del web solamente quest’estate… ma i nostri antenati (Yamnaya) facevano uso di Cannabis da ben più tempo…
Alcuni media nazionali hanno riportato erroneamente che si trattasse del più antico ritrovamento di questo tipo, e che proverebbe l’utilizzo dell’erba tramite inalazione.
Mi piace confutare queste congetture, perché appunto di congetture si tratta. Archeologi e botanici sono al lavoro da diversi anni per capire le origini della pianta di Cannabis. In realtà non è ancora chiara neanche la vera storia dei nostri antenati, tra specie estinte e specie che si sono ibridate, però, ciò che è chiaro agli studiosi è che la Cannabis ha da sempre accompagnato l’evoluzione dell’essere umano, perché sono stati ritrovati resti di parti della pianta vicini a scheletri, tombe o dispense ovunque nel mondo, ad ogni latitudine e in ogni età del gene Homo.
Entreranno presto a fare parte del team di ricerca anche i genetisti, oltre che i paleontologi, in modo tale che si riesca a capire quando e come la specie umana si sia adattata alla perfezione alla Cannabis e all’oppio, creando recettori endogeni appositi per queste piante. Per adesso la ricerca si basa essenzialmente su ritrovamenti archeologici, ovvero manufatti datati al carbone 14 e molte supposizioni in base ai flussi migratori degli uomini primitivi.
La multidisciplinarietà delle ricerche si sta rivelando fondamentale in tutti i campi scientifici: gli archeologi, si occupano di studiare i manufatti degli esseri umani, i paleontologi sono un mix tra biologi e geologi, in quanto il loro studio si concentra sulle creature antiche che una volta abitavano la Terra, e grazie alle quali possiamo avere importanti informazioni su quelle che furono condizioni climatiche del nostro pianeta; e i genetisti e i paleogenetisti si occupano direttamente di studiare il DNA, i geni e le mutazioni genetiche che sono alla base dell’evoluzione.
La Cannabis fa parte della famiglia delle Rosacee, piante erbacee che risalgono a più di 100 milioni di anni fa. Quindi l’età giusta di questa pianta è sicuramente più datata rispetto alla famiglia degli uomini… resta da capire come e quando le due specie si sono incontrate e fuse tra loro.
Quel che rende questo tipo di ricerca più difficoltosa è il tempo: tra noi homo sapiens, gli unici del genere Homo ad essere sopravvissuti, e gli altri ominidi c’è di mezzo un’era glaciale importante.
Il raffreddamento globale ha portato all’estinzione di numerose specie viventi sul pianeta, sia del regno animale che vegetale. Probabilmente, questo cambiamento climatico ha ulteriormente influito sull’estinzione di tutti gli altri uomini ma ancora non lo sappiamo con certezza e le ipotesi sono numerose.
IL PERIODO GLACIALE
Il periodo glaciale in questione, denominato Quaternario, è durato complessivamente più di due milioni di anni: la Terra, da quando possiede un atmosfera ha sì creato un habitat favorevole alla vita ma non ne ha garantito la stabilità nel tempo.
La continua inversione dei poli magnetici è stata ed è una delle cause principali dei cambiamenti climatici. Durante il Pleistocene, il periodo del Quaternario che va 2,58 milioni di anni fa a 11.700 anni fa, si sono verificate ben sette ere glaciali di diverse durata ed intensità. Durante questi periodi glaciali, si è stimato che il 30% della Terra fosse ricoperto dai ghiacci: nel corso di queste oscillazioni emergeva il tratto del Canale della Manica, formando un ponte terrestre tra il continente europeo e la Gran Bretagna; si formava anche la Berningia, il ponte di terra tra Asia e Nord America; il continente asiatico era unito via terra con le isole dell‘Indonesia, della Nuova Guinea, del Giappone e di Taiwan; l’Australia era collegata con la Nuova Zelanda e la Tasmania. L’abbassamento del livello del mare trasformava il Mar Nero e il Mar Baltico in laghi di acqua dolce, che venivano poi inondati di nuova acqua salata quando si riaprivano lo stretto del Bosforo e lo Skagerrak. I grandi laghi americani e canadesi sono il risultato dell’ultimo ciclo di glaciazione.
Nei periodi interglaciali venivano rilasciate tonnellate d’acqua e il livello del mare saliva fino a centinaia di metri. In situazioni simili la flora pativa i continui cambiamenti, e fu costretta a spostarsi verso Sud, ma fu la fauna a subire le conseguenze peggiori. Durante il Quaternario ci furono molte estinzioni di massa: tutti i più grandi mammiferi dell’epoca si estinsero e oggi, che siamo nell’Olocene, il periodo che va da 11.700 anni a noi e a seguire, è in corso la sesta estinzione di massa, la cui causa principale, per la prima volta, è l’Homo Sapiens.
Il Quaternario è soprattutto caratterizzato dalla grande evoluzione del genere che ha portato all’Homo sapiens, la specie a cui apparteniamo noi.
Gli ultimi Australopitechi (attivi nell’intervallo di tempo da 4 a 1,1 milioni di anni fa) vivevano durante la prima metà del Pleistocene. Avevano già un’andatura bipede ma il loro cervello era molto simile a quelle delle grandi scimmie odierne. Il genere Homo fece la sua comparsa nel Pleistocene, sviluppandosi presto attraverso una serie di adattamenti sempre più evoluti che comprendono l’Homo habilis, l’Homo erectus, linee collaterali come l’Homo neanderthalensis, fino alla comparsa in Africa e dell’Homo sapiens, la specie che ha rimpiazzato tutte le altre. Attraverso successive migrazioni, rese possibili anche dal basso livello dei mari nei periodi interglaciali, che permisero di raggiungere via terra tutti i continenti (ad esclusione dell’Antartide), l‘Homo colonizzò tutto il pianeta.
CANNABIS NELLA PREISTORIA
Gli studiosi non sono ancora riusciti a trovare dei resti di Cannabis che siano più vecchi di 10.000 anni (Taiwan). Sicuramente la pianta è molto più vecchia e si parla di milioni di anni, quindi la ricerca su questo argomento, che sempre più interessa le persone odierne, è tutta da rivedere per cercare i tasselli che mancano.
Non sembra essere un caso che la pianta sia scomparsa per diverso tempo per fare di nuovo la sua apparizione e ciò sembra essere successo più volte nel corso degli anni… bisogna capirne i motivi.
In uno studio pubblicato circa quattro anni fa su “Storia della vegetazione e archeobotanica”, il team di ricerca ha concluso che i campioni dei pollini antichi raccolti nella steppa euroasiatica appartenevano a piante di Cannabis.
Gli altri fossili ritrovati nell’area Russa, in quasi cinquecento siti, suggeriscono che la Cannabis crescesse nella odierna tundra durante l’Età della Pietra.
Circa 9.000 anni fa, quando ci fu una migrazione consistente dall’Est, i nuovi contadini addomesticarono la Cannabis e la coltivarono in loco, prima di migrare ancora a causa di un riscaldamento della zona, con una conseguente semi desertificazione.
Dopo queste conclusioni, non si sono trovate tracce di coltivazioni estensive da parte degli uomini fino a circa 5.000 anni fa, almeno per quanto riguarda il continente europeo.
Durante l’Età del Bronzo, 4.500- 5.000 anni fa ci furono evidenze che i pastori della steppa di trasferirono definitivamente nel continente centrale e che ivi abbiano coltivato Canapa, che è rimasta la principale coltura per secoli.
Mr McPartland, coautore dello studio, ha affermato che crede sia possibile che i primi contadini europei, oltre che cibarsi e fabbricare capanne, utensili e vestiti, usassero la Canapa anche come droga rituale: nell’Età del Bronzo non a tutti gli esseri umani era chiaro come preparare alcoolici, e per sopperire alle fatiche della vita, a dolori e a malanni si ricorreva per lo più a funghi allucinogeni e alla Cannabis.
Già 6.000 anni furono ritrovate tavolette sumeriche con le istruzioni per fare la birra, ma non tutte le popolazioni erano così avanzate e prospere come egizi e sumeri e soprattutto non tutti popoli potevano coltivare i cereali per produrla.
I popoli europei, a causa di un clima più rigido e temperato dovettero arrangiarsi sull’approvvigionamento di cibo, perché i luoghi in cui abitavano erano assai più difficili da coltivare rispetto ai territori fertili, limacciosi, a clima mite.
La coltura dei cereali si sviluppò solamente nella tarda Età del Bronzo, perciò, non disponendo di altro, è molto probabile che la Canapa facesse parte della vita quotidiana degli uomini del tempo.
Tengwen Long e Pavel Tarasov, dell’università libera di Berlino hanno compilato un database di dati archeologici sui ritrovamenti di Cannabis durante la preistoria. I dati per adesso portano alla conclusione che la popolazione nomade del centro Eurasia degli Yamnaya è stata una delle tribù più influenti a livello europeo: si sono stanziati ovunque in Europa, grazie al fatto che addomesticarono i cavalli 5.000 anni fa. Con l’uso dei cavalli hanno potuto coprire vaste distanze e si pensa che abbiano scoperto per primi quella che poi è diventata famosa come la “via della seta”.
I nomadi Yamnaya portarono con loro tutte le conoscenze erboristiche e botaniche tipiche dei nomadi raccoglitori.
I test del DNA hanno confermato che la popolazione Yamnaya si è diffusa a macchia d’olio sia ad Est che ad Ovest e Long ha ipotizzato che usassero la Cannabis e i suoi derivati come merce di scambio o addirittura come valuta durante i loro viaggi nelle altre terre.
Questa idea affascinante della Canapa usata come valuta è stata appoggiata dallo studioso Robert Clark, che ha scritto moltissimo sulla storia della Cannabis. In più, aggiunse che proprio questo popolo portò l’idea a tutti gli altri popoli di fumare Cannabis. A sostenere questa ipotesi ci sono numerosi siti archeologici, risalenti all’Età del Bronzo, in cui vennero ritrovati del semi bruciati di Canapa.
L’idea dei ricercatori è che fosse usanza rituale fumare in compagnia o in determinate occasioni speciali.
David Anthony, paleontologo dell’università Oneonta di New York, studiò con particolare interesse gli Yamnaya e confermò che è molto probabile che questo popolo abbia utilizzato la Cannabis per le sue proprietà psicoattive fin dagli albori e che “l’espansione dell’utilizzo della Cannabis come droga è collegabile agli spostamenti di questi nomadi dalla steppa e probabilmente la utilizzavano largamente in occasioni di festa o per particolari rituali”
L’unica prova scritta che abbiamo ce la fornisce Erodoto, lo storico greco che scrisse che gli Scinti, i diretti discendenti degli Yamnaya stanziati a Sud, usavano largamente questa pianta:
“Nasce presso di loro una pianta di canapa, assai simile al lino fuorché per spessore e grandezza: da questo punto di vista la canapa supera di molto il lino. Essa nasce sia spontanea sia seminata, e i Traci ne fanno anche vesti assai somiglianti a quelle di lino, e chi non fosse assai esperto non potrebbe distinguere se sono di lino o di canapa; chi poi non conosce ancora la canapa, riterrà senz’altro che la veste sia di lino.
Gli Sciti dunque, dopo aver preso semi di questa canapa, si introducono sotto quelle coperte, e poi gettano i semi sopra le pietre roventi. Il seme gettato fa fumo ed emana un vapore tale che nessun bagno a vapore greco potrebbe vincerlo. Gli Sciti mandano urla di gioia soddisfatti da questo bagno, perché non si lavano il corpo con acqua” (Erodoto, Historiae, IV, 73(2)-75, nella traduzione di Augusta Izzo D’Accini, 1984, Mondadori, Milano, vol. 2, pp. 253-5).
Prima degli Yamnaya è quindi difficile stabilire con esattezza se gli uomini usassero la Canapa come pianta enteogena – rituale oppure no. Anche se, visti i larghi consumi in tutti i settori, resta difficile pensare che nessuno abbia scoperto le sue proprietà psicoattive. Proprio i cinesi che ne raccolgono le proprietà mediche in un erbario imperiale risalente a 4.000 anni fa circa sono una delle testimonianze che si conoscevano le qualità della pianta; lo stesso si può dire dei sumeri: anch’essi più di 6.000 anni fa consigliavano la Cannabis per diversi reumatismi. Non viene quasi mai citato il metodo di assunzione, come se fosse cosa ovvia. Tranne che in un documento più recente (Dinastia dei Quin) dove è riportata l’esperienza di un medico che anestetizzava i suoi pazienti con del vino alla Cannabis per effettuare dei piccoli interventi chirurgici.
Da quando l’uomo ha saputo utilizzare il fuoco ha bruciato le erbe per testarne le qualità, per scacciare o evocare gli spiriti…. vogliamo davvero pensare che nessuno dei nostri più antichi avi abbia mai pensato di bruciare i fiori di Canapa?