La storia di una paziente oncologica, guarita totalmente dal tumore grazie alla Cannabis
Ciao a tutti, sono Lorena, nome di fantasia simile al mio, e ho deciso di condividere la mia storia particolare con la redazione di MJPassion Magazine. Per il momento preferisco restare nell’anonimato perché ho ricevuto molte critiche nel mio paese di origine, in molti non vogliono credere alla mia storia ed io, in parte, lo capisco. Ho 54 anni e ho avuto un cancro dal quale sono guarita grazie alla Cannabis.
È cominciato tutto una mattina di quasi cinque anni fa: mi sono svegliata non avendo le forze per alzarmi dal letto, la mia testa sembrava stesse scoppiando e l’unico istinto che ho avuto è stato quello di piangere. Erano mesi ormai che sentivo uno strano ronzio all’orecchio ma non succedeva sempre così forte, si amplificava prima di coricarmi e quando stavo al telefono senza auricolare o vivavoce. Non facevo molto caso a quel “sintomo”, pensavo o meglio, speravo che prima o poi sarebbe andato per non tornare mai più. Quella mattina di settembre, dopo essermi sfogata, ho cercato di concentrarmi per trovare le forze per alzarmi e chiamare il mio medico. Non rispose subito ma appena lo fece capì la gravità della situazione e venne a farmi visita a casa. Mi chiese da quanto tempo soffrissi di mal di testa e io non seppi rispondere perché più che dolore percepivo dei fastidi, delle fitte sporadiche ogni tanto ma nessun dolore persistente.
Il medico mi prescrisse antidolorifici e una visita neurologica urgente. Il neurologo, dopo avermi visitata decise di prescrivermi una risonanza magnetica, visto che rifiutavo di fare una tac con contrasto, esame troppo invasivo per i miei gusti. L’esisto della risonanza non lasciò dubbi: c’era una massa tumorale nel mio cervello che comprimeva tra l’altro il nervo acustico. Per questo motivo avevo lievi problemi di equilibrio e ogni tanto fitte, ecufene, tutti sintomi che non prendevo in seria considerazione… fino a quella mattina. Il neurologo si prodigò a rassicurarmi dicendomi che molto probabilmente si trattava di un tumore benigno, cioè di una massa di cellule tumorali che mantengono la stessa natura del tessuto originale e che tende a non espandersi in altre parti del corpo, quindi non avrei dovuto preoccuparmi di eventuali metastasi. Il problema è che la massa in questione era già di dimensioni considerevoli quando l’abbiamo scoperta e perciò mi venne consigliato un intevento neurochirurgico urgente per asportarla. Una volta valutati i rischi, che erano molto alti vista la posizione e la grandezza del tumore, decisi di non operarmi. Forse mi sono lasciata spaventare dalla lista di ciò che mi sarebbe potuto capitare, dalla perdita dell’udito a lesioni a vari nervi tra cui facciali, così ho lasciato correre. Il mio medico curante cercò in tutti i modi di convicermi a fare almeno una biopsia per verificare se effettivamente si trattasse di un tumore benigno, ma ormai la mia decisione era presa. Rischiavo un ictus da un momento all’altro, poteva capitare come no… mi hanno parlato di percentuali su percentuali, ho semplicemente pensato “se deve succedere, che succeda per mano della natura e non per mano di un chirurgo”.
Aspettavo il controllo successivo, posto a tre mesi di distanza, prima di preoccuparmi seriamente.
Non appena mi era stato comunicato di avere un tumore al cervello, benigno o meno che fosse, mi sono subito ricordata di un articolo che lessi poco tempo prima su di una signora americana che aveva curato il tumore al cervello del figlioletto preparandogli biscotti alla marijuana e somministrandogli un olio che stava spopolando negli Stati Uniti, l’ormai famoso “olio di Rick Simpson“. Mi era rimasto talmente impresso che mi venne subito alla mente, era una notizia incredibile: gli oncologi avevano dato poco più di tre mesi di vita a questo bambino ma la caparbietà della mamma lo ha salvato! Ho pensato che valesse la pena provare il tutto per tutto.
Mio figlio all’epoca era studente fuori sede in una città ad un paio d’ore da qui e, l’ultima volta che ero stata a trovarlo, sentii un forte odore di erba nel suo appartamento, lui si giustificò dicendo che il suo coinquilino fumava qualche “giolla” ogni tanto. La prima cosa che feci una volta tornata a casa dalla visita neurologica fu chiamarlo per chiedergli della marijuana. Ovviamente mi chiese subito se mi fosse dato di volta il cervello, ed io , effettivamente, risposi di si. Una volta che gli raccontai tutto, mi rassicurò dicendomi testuali parole: “Mamma non ti preoccuppare, io e Jo abbiamo appena raccolto il nostro primo ciclo indoor, penseremo noi a te”. E fu così che il week-end successivo a quella telefonata mi ritrovai a fumare la prima canna della mia vita con mio figlio che era tutto eccitato solo all’idea. Mi preparò una sigaretta gigantesca riempita solo di Cannabis, senza tabacco. Già mentre sminuzzava l’erba si liberò nell’aria un profumo molto pungente e fruttato che si ripropose ancora più potente una volta che l’accese. Tentennai nel prendere quella sigaretta in mano, anche perché avevo smesso di fumare sigarette circa cinque anni prima e solo il gesto mi ricordava qualcosa di nocivo; invece l’esperienza fu totalmente diversa. La Cannabis non ha un pessimo gusto come il tabacco e rilassa davvero, tant’è che mi sono messa sulla sdraio e sono stata lì ferma una mezz’ora, nella quale ho riso parecchio ma anche avuto paura di non tornare più normale dopo quello “sballo”, seppur leggero. In ogni momento c’era mio figlio a guidare il mio stato d’animo sulla via giusta, perché mi spiegò che può essere facile farsi brutti pensieri se si prova per la prima volta a fumare marijuana senza sapere che cosa ci si deve aspettare ma basta saperlo e si può affrontare con serenità questa esperienza. L’unico effetto del quale mi sono lamentata è stata la fame travolgente che è divampata dopo che mi sono alzata dalla sdraio ma imparai a contenere anche quella, col tempo.
Non appena mio figlio e il suo amico, ebbero finito di raccogliere le ultime piante, si cimentarono nella preparazione dell’olio di Rick Simpson e dopo circa un mesetto di semplici canne e un paio di esperimenti ben riusciti con biscotti e torte, cominciai ad assumere cinque gocce di olio tre volte al giorno lontano dai pasti. Non sperimentai più fitte al cervello, nè acufene, nè perdite di equilibrio. Al primo controllo, due mesi dopo, il neurologo rimase stupito di ciò che aveva in mano: il mio tumore era regredito di molto. Mi chiese subito se mi fossi fatta seguire da qualche altro medico, magari omeopata, considerata la mia inclinazione a non farmi troppo mettere le mani addosso dai dottori. Alla mia risposta negativa, volle sapere dettagli sulla mia giornata tipo, per capire che cosa avessi cambiato nelle mie abitudini alimentari, e non. Dissi che non usavo più il telefono come prima, che non mangiavo più carne e che facevo molta più attività fisica, passando molto tempo all’aperto, ma non dissi nulla riguardo alla Cannabis.
Esterrefatto chiamò un collega oncologo per dargli la notizia e mi diede un appuntamento il mese successivo per un altro controllo. Alla visita successiva la massa nel mio cervello si era ridotta quasi del 60%. Al che il medico specialista che mi seguiva insistette per sapere a quale cura mi fossi affidata. Effettivamente in quel periodo stavo proprio bene, sia di salute che di spirito e il mio viso lo faceva trapelare, allora mi decisi a parlare con lui della Cannabis e di come avesse influito a cambiare il mio stile di vita. Ero convinta che tutto l’insieme, uno stile di vita più sano con l’olio di Cannabis e la Cannabis stessa mi stessero guarendo e spiegai al mio medico questa profonda convinzione. La sua risposta fu glaciale: “Signora, lei crede alle favole? Se fosse così semplice curare i tumori fumando degli spinelli, non crede che non esisterebbe più questa piaga nel mondo? Mi dica la verità”. Io rimasi totalmente allibita e risposti solamente che si, ero convinta che fosse così semplice curare il cancro o certi tipi di tumore, visto che non sono un’esperta, con la Cannabis, che c’erano delle ricerche in corso all’estero in più di un paese e che sui ratti ci sono stati risultati positivi e che semplicemente non credevo nei miracoli o alle coincidenze: io fumavo, prendevo l’olio di Rick Simpson tutti i giorni e stavo guarendo! Il dottore in questione ha messo un sipario sul mio racconto, continuando dicendo che è più probabile che sia avvenuto un miracolo perché non c’era l’evidenza scientifica, io non possedevo le prove e pertanto non si sarebbe stato corretto affermare che fosse stata la Cannabis la responsabile della remissione della mia massa tumorale.
Uscii da lì dandogli ragione, salutandolo per l’ultima volta, con la speranza di non vederlo mai più: rifiutai un ulteriore controllo, convinta che ormai stavo guarendo e che sarei guarita presto.
Non feci più nessun controllo, sono passati quasi cinque anni e io sono ancora qui a scrivere, tutti i giorni della mia vita ringrazio mio figlio e il suo amico per avermi aiutata nel processo di guarigione. Tutt’ora faccio uso di Cannabis regolarmente ma non tutti i giorni, perché la paura che mi possa tornare qualcosa ce l’ho, ma grazie a questa auto medicazione io riesco ad essere più tranquilla. Nella mia cittadina la mia storia ha fatto il giro di quasi tutte le bocche ormai e sono tacciata come drogata, tossica, e ridicola perché ho una certa età per fare certe cose, considerate ragazzate.
Siccome ho trovato la mia cura illegalmente, in un paese che più proibizionista e bigotto non si può, non posso neanche pretendere di avere ragione, semplicemente sorrido di fronte a cotanta ignoranza: c’è chi pensa che non abbia mai avuto un tumore, c’è chi crede che mi sia rifugiata nelle canne dopo la separazione (avvenuta ormai 10 anni fa, quindi non trovo il nesso), c’è chi mi addita per pazza senza alcun apparente motivo, solo per via del mio modo di vestire e di approcciarmi con la natura. Non tutti sono così; fortunatamente e c’è chi è curioso e mi chiede se faccio ancora uso di Cannabis e come faccio a procurarmela… tutte domande alle quali non rispondo per ovvi motivi. Per fortuna le forze dell’ordine non si sono mai presentate a casa mia, ci mancava solo quella bega nella mia vita!
Un giorno mio figlio si è presentato a casa con questa rivista e mi ha invitata a condividere la mia esperienza su questa rubrica “parlano i pazienti”, io sono una paziente illegale, non ho mai avuto la prescrizione medica, anche perché all’epoca dei fatti era appena passata la legge sulla Cannabis Terapeutica nella mia regione per alcune patologie, ma sono stata felice comunque di assecondarlo perché magari questa testimonianza potrà essere utile a qualcuno. Buone cose a tutti!