Il Sud Africa ha legalizzato grazie alla cultura sulla Cannabis

Il Sud Africa è un Paese da prendere come esempio in fatto di cultura sulla Cannabis. Bisogna diffondere cultura per migliorare le cose.

 

Il 19 settembre la corte costituzionale sudafricana ha depenalizzato il consumo personale di Cannabis. Si è trattato di una sentenza storica che di fatto ha reso legale il possesso di piccoli quantitativi di Canapa per uso personale, con il permesso di coltivare qualche pianta presso la propria abitazione. Ufficialmente rimane illegale fumare erba per strada e vendere fiori o prodotti al dettaglio.

Il governo non ha però dato direttive precise sui limiti per il possesso e la produzione e ha circa due anni di tempo per approvare un disegno di legge che chiarisca la situazione. La realtà che si sta sviluppando nel frattempo è molto interessante e ne ho parlato in maniera più approfondita con Russel De Beer, capo redattore di tre testate giornalistiche che si occupano di politica, agricoltura e turismo locali. Russel è Sudafricano, è cresciuto in Svizzera nel Cantone dei Grigioni, è poliglotta e soprattutto è un antiproibizionista puro.

Ciao Russel è un piacere conoscerti, puoi spiegarmi per favore qual è la situazione in Sud Africa dopo la legalizzazione?

Ciao Carolina, piacere mio. Posso dire che di fatto è stato raggiunto l’obiettivo di tutti gli antiproibizionisti sudafricani, ovvero la legalizzazione di Cannabis per gli individui.

Depenalizzando, e di conseguenza legalizzando, il consumo di erba a livello personale si è andata ad eliminare la persecuzione di molti innocenti. Quasi cento anni di proibizionismo hanno portato al patimento o alla morte di moltissime persone che avevano come unica “colpa” quella di fumare e/o coltivare Canapa. Per decenni è stata portata avanti una guerra ad una pianta che non ha risparmiato nessuno! I morti in carcere qui e nel mondo sono stati troppi e sono incontabili, di molti non sapremo mai neanche il nome. Qui in Sud Africa, e in generale in Africa, la Canapa è sempre stata parte integrante della cultura locale. I bianchi hanno provato in tutti i modi a convincere le popolazioni indigene che la Cannabis fosse la pianta del diavolo e in certi luoghi dove prevaleva l’animismo come cultura religiosa ci sono anche riusciti.

Quindi la maggior parte della popolazione ha accolto con piacere la legalizzazione. Quali sono stati i cambiamenti più sensazionali?

Direi di si! Considera che su circa sessanta milioni di abitanti, venti milioni consumano Canapa quotidianamente. La legalizzazione è stata un processo naturale: qui tutti fumano o avrebbero bisogno di farlo. Avendo tolto il filtro del proibizionismo molte più persone saranno propense a curarsi o a togliere lo stress che il ritmo della vita occidentale fa loro subire con la Canapa. È sicuramente stato un traguardo importante per tutti: i contadini che hanno sempre coltivato questa pianta ora possono farlo senza correre alcun pericolo, e lo stanno facendo. Adesso chi ha la possibilità e ha un appezzamento di terreno si sta mettendo a coltivare. Non c’è nessuna legge e ancora nessun limite sulle quantità…

Dove finisce tutta quella Canapa? È perseguibile penalmente chi vende il proprio raccolto?

È ovvio che con la vita che siano costretti a vivere, soprattutto per quanto riguarda la gente che vive in grandi città, non tutti si possono permettere il lusso di auto produrre la propria Cannabis. Di conseguenza chi coltiva, in genere lo fa anche per vendere. Non lo vedo come un fatto negativo, anzi, la Canapa è una pianta e dovrebbe, anzi, deve essere trattata come il rosmarino, la canfora o i pomodori che sono tutte piante con proprietà diverse tra loro e che si trovano in commercio per chi non può, non vuole o non ha tempo di produrle.

Ci sono già negozi dedicati alla vendita di prodotti in Canapa?

Si, certo. Io ho un negozio che vende prodotti in Canapa e suoi derivati, come gli estratti.

Non sono ancora molti anche perché esistono diversi negozi che vendono piante di tutti i tipi. Potrebbero essere definite come erboristerie che mettono a disposizione dei clienti tutte le erbe curative più o meno rare. Qui in Africa la gente si cura con le piante, ha ancora una cultura profondamente legata alla Natura e alla Terra. Capisci che essendo anche la Cannabis una pianta curativa è trattata come tale da sempre da quasi tutta la popolazione. Le eccezioni sono rappresentate dai bianchi olandesi ortodossi. Anche la polizia, essendo per lo più locale è abituata a vivere e a lavorare secondo questa prospettiva.

In Sud Africa ci sarà posto per grandi coltivazioni allestite da grandi società in stile canadese?

No, non c’è e non ci sarà posto per loro. Avendo il Sud Africa tolto il ban sull’auto coltivazione personale, si è di fatto raggiunto lo scopo primario della lotta antiproibizionista: evitare un monopolio, sia esso statale o meno, il che significa evitare una forte speculazione su di una pianta che è già abbastanza costosa di per sé, visto che è stata bistrattata per troppo tempo. I contadini locali hanno sempre coltivato Canapa e sono e saranno loro i protagonisti del mercato qui.

Hai detto che si contano venti milioni di consumatori abituali in Sud Africa, pensi che basterà la produzione locale per sopperire alle necessità di tutti?

Probabilmente no. Abbiamo dei territori in Swaziland e questo stato confinante ha già da tempo legalizzato la coltivazione a scopo medico della Marijuana. Sicuramente saranno bene accette delle collaborazioni per raggiungere i numeri necessari. La cooperazione qui è alla base di tutto.

Esistono ancora varietà di erba autoctone?

La Cannabis africana è sativa, quella orientale è indica. Se in Thailandia, Sud America e anche India si trovano delle varietà sative è perché qualcuno ce le ha portate dall’Africa! I portoghesi nel XVI secolo avevano l’impero coloniale più vasto del mondo dell’epoca e, dopo aver circumnavigato l’Africa hanno esportato i suoi prodotti in tutto il mondo. Tra i tanti traffici i più remunerativi sono stati quelli di uomini resi in schiavitù, metalli e pietre preziose e Canapa. Hanno esportato nel nuovo continente varietà di umani e di Cannabis che non c’erano prima.

IL DNA degli uomini e della Cannabis è compatibile al 75%, ciò significa che questa pianta è da sempre legata alla storia degli uomini e che ha sempre fatto parte della cultura, degli usi e dei costumi. È stata mangiata, fumata e filata dai nostri avi e noi ci siamo sviluppati grazie a questa pianta. Qui esistono ancora poche landrace pure, poche ma veramente buone, una di queste è la Mozambo.

I popoli indigeni fumano erba pura o la mischiano a qualcun’altra?

Gli autoctoni chiamano la Canapa “Dagga” e di solito la fumano pura, raramente mischiata a tabacco oppure con un’altra erba conosciuta come Achillea Temestosa. Anche Omero cita questa pianta che fu consigliata dagli dei da dare ad Achille e ai suoi soldati feriti. Questa pianta erbacea possiede alcune proprietà comuni alla Cannabis, è ansiolitica, rilassante e antidolorifica: è una delle poche altre piante esistenti al mondo a contenere dei cannabinoidi oltre alla Canapa. Helichrisum Umbracugerum è il suo nome scientifico ed è ricchissima di CBG, cannabinoide precursore di THC e CBD, possiede le proprietà di entrambi e non è psicotropo. Gli africani, senza essere scienziati, grazie alle loro conoscenze minuziose in erboristeria la mischiano alla Canapa per rafforzarne e/o mitigarne gli effetti.

Come vedi il futuro della Cannabis in Sud Africa? Il governo arriverà ad una regolamentazione?

Penso che le coltivazioni aumenteranno sempre di più e che sarà quasi impossibile regolamentarla.”Regolamentare” non è un bella parola, come ho già affermato la Cannabis non dovrebbe essere trattata diversamente dalle altre piante e di conseguenza porre dei limiti e dei paletti sarebbe poco producente. Qui in Sud Africa non vogliamo delle S.p.A della Cannabis, sia chiaro.

Che il business si faccia con altri mezzi, non con la Canapa, simbolo della tradizione culturale africana, e non solo! Basti pensare a quanti paesini italiani comprendono la parola “Canapa” nei loro nomi. Anche l’Italia aveva fatto della Canapa il proprio cavallo di battaglia e dovrebbe prendere esempio dal Sud Africa: bisogna costringere i governi a depenalizzare l’autoproduzione di Cannabis come abbiamo fatto noi, in questo modo si legalizza e gli individui non vengono più perseguiti. Qui abbiamo vinto questa grande battaglia, il Sud Africa dopo svariati anni vergognosi di Apartheid è ora un Paese che garantisce i diritti civili fondamentali ai suoi cittadini.

Ringrazio di cuore Russel De Beer. Ho appreso tanto da lui e non sarà mai abbastanza.

Abbiamo tutti da imparare qualcosa da qualcuno…

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