Andrea è divenuto paziente cannabico quasi per caso: è stato consumatore di Cannabis illegalmente per molti anni della sua vita prima di essere paziente. Sentiva che la Cannabiso lo facesse stare effettivamente meglio fisicamente e mentalmente.
Grazie alla legalizzazione dell’uso “ludico” della Cannabis in alcuni Stati del mondo, si sta pian piano arrivando alla conclusione che qualsiasi uso della marijuana – infiorescenze di Cannabis – sia mangiata, piuttosto che fumata o vaporizzata, è sempre un uso terapeutico. Il caso di Andrea conferma questa teoria…
Mi chiamo Andrea Spinetti, sono di Genova ed ho 52 anni e sono affetto da infezione cronica da HIV in presenza di Emofilia Won Willebrandt, che è una carenza del fattore ottavo, una proteina necessaria per la coagulazione del sangue che viene compensata attraverso l’utilizzo di farmaci a base di plasma
- A che età hai subito la trasfusione con sangue infetto? Facevi abitualmente trasfusioni?L’infezione primaria, quella relativa ad epatite B e non A non B (successivamente riconosciuta come epatite C) risalgono sicuramente ai primi anni ’80, mentre nel 1990 durante un controllo sono risultato positivo anche all’HIV.
- Quante persone si stima siano state vittima di patologie causate da trasfusioni non controllate in quel periodo?È una cifra indefinita che nessuno si è mai preoccupato di rilevare, né il Ministero della Salute né le Regioni, diventate competenti anche per questo capitolo con le deleghe ricevute nel 2001, con la riforma del titolo V. Si stima che le persone contaminate superino le 100 mila unità.
- Quali sono state le conseguenze sulla tua salute e come le hai affrontate?Le prime infezioni, quelle di epatite C, che fortunatamente non si sono evolute negativamente col tempo, sono state affrontate con la spregiudicatezza e l’incoscienza del periodo adolescenziale in cui mi trovavo. Invece è stato ben più difficile attutire il colpo dopo che appresi dell’infezione da HIV: ai tempi della scoperta non esistevano farmaci per la sua cura e la gente moriva come mosche.
È naturale che non fu facile riprogettare la mia vita, e nel bene e nel male mi ritrovai a giocare una partita molto diversa da quello che potessi immaginare. Tempo più tardi, ecco l’avvento degli inibitori. Queste nuove terapie crearono nuove prospettive di vita. Passai sette anni bui, ovvero il periodo intercorso tra la scoperta di essere stato infettato con l’HIV e l’arrivo dei medicinali per curarla.
Il fattore tempo e la fortuna che furono dalla mia parte, mi hanno dato la possibilità di essere qui a raccontare la mia storia.
- Lo Stato italiano ha riconosciuto il danno? La ASL è stata dichiarata colpevole? E tu hai ricevuto un’indennità?Lo Stato Italiano ha riconosciuto un indennizzo per i casi da sangue infetto, previsto dalla legge 210/92 attraverso una domanda amministrativa che io sono riuscito ad ottenere nel 1995, oltre ad una invalidità al 100% e l’inabilità totale al lavoro. Purtroppo, per quanto riguarda il risarcimento, nella maggior parte dei casi, tra cui rientra il mio, la prescrizione del diritto ha fatto si che lo Stato si amnistiasse gran parte delle sue responsabilita’ per omessa farmaco vigilanza.
- Come hai reagito ai farmaci convenzionali? È stato facile per te accedere alla Cannabis terapeutica?
L’avvento degli inibitori ha sicuramente migliorato la qualità di vita delle persone sieropositive, almeno dal punto di vista medico. Ciò nonostante, nel tempo le terapie convenzionali molto spesso sviluppano resistenze per intolleranze varie e, sopratutto, lasciano spiacevoli effetti collaterali che si aggiungono ad altre problematiche quali nausea, inappetenza e calo peso.
Da sempre ho utilizzato Cannabis perché sentivo di trarne benefici, ma è stato con la diagnosi di neuropatia su base iatrogena ai 4 arti che ho deciso di provare ad entrare in dispensazione dalla Regione Liguria, prima rivolgendomi alla terapia del dolore del Galliera, dove mi sono reso immediatamente conto che l’approccio non fosse dei più professionali; al contrario, avendo io fatto notare ampiamente che qualsiasi soluzione a base di oppioidi sintetici fosse antagonista alle mie condizioni di salute, sono riuscito a strappare un misero dosaggio di 0,2 mg al giorno tramite decotto in 250 cl di latte.
- Come si è evoluta nel tempo la terapia? Riesci a reperire la terapia in farmacia? È adeguata alle tue esigenze?
Attraverso altri pazienti in regione, sono arrivato alla struttura di Pietra Ligure guidata dal professpr Bertolotto. Attualmente la mia terapia prevede 1 gr al giorno di infiorescenze di Bedrocan (o Pedanios), in aggiunta ad un grammo di olio Bediol, che in realtà non ho mai ritirato per assenza di “farmaco“.
Ovviamente le quantità di Cannabis delle quali disponiamo in Regione, ed in Italia, sono assolutamente insufficienti per andare incontro alle crescenti richieste di questi rimedi naturali e benefici, sopratutto per quanto concerne gli estratti.
Basti pensare che il Canada, prima della legalizzazione, produceva oltre una tonnellata settimanale per i malati mentre da noi, attraverso le importazioni e l’inidoneo monopolio dell’Esercito, arriviamo a fatica a 700 kg annui per lo più importati.
- Quale potrebbe essere la soluzione per arginare il problema? Favorevole all’auto produzione?
La soluzione ottimale sarebbe quella, coraggiosa, della legalizzazione per tutti.
I benefici di una regolamentazione della produzione e del consumo ormai sono evidenti a tutti grazie all’esempio di direzione favorevole dei Paesi che hanno capito che il proibizionismo ha fallito completamente.
Ma importante sarebbe anche evitare, come sta invece accadendo, di lasciare i malati senza terapia obbligandoli a rivolgersi al mercato nero a costi loro, o ancor più rischiare profili penali nel caso di auto coltivazione.
Nonostante le false propagande di apertura, proprio quelli che si erano tanto prodigati in campagna elettorale per noi malati, alla fine ci hanno lasciato nelle mani di Fontana, con buona pace di tutti. Quando parlo di regolamentare produzione e consumo per tutti, intendo la possibilità di auto coltivare le piante che pazienti (e non) necessitano, che è ben diverso da liberalizzare semplicemente.
La Cannabis è già “liberalizzata” agli angoli delle strade, e le tacite “concessioni” le hanno in mano le mafie… questo è un dato di fatto. Abbiamo una legge, che non è quella dell’intergruppo parlamentare, ma quella di iniziativa popolare promossa dai Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni, le quali hanno raccolto oltre 70mila firme ed è in attesa di essere discussa.
Essa prevede peraltro, a differenza di quella dell’intergruppo, che gli eventuali introiti fiscali da questa regolamentazione vengano finalmente investiti in campagne di informazione su usi ed abusi delle sostanze, e affronti seriamente il problema delle dipendenze, sopratutto quella da eroina, quella che ha ricominciato a mietere vittime tra i minorenni, remake di un film che nessuno vorrebbe più vedere ma che stanno mandando in onda ora. Non possiamo stare fermi a guardare!
Grazie ad Andrea per la disponibilità.