Quando sei un paziente di Cannabis terapeutica e devi rinnovare la patente… ma comincia un’odissea.
Parlare di Cannabis è ancora oggi difficile, si tratta di un argomento delicato su molti fronti, nonostante tutto quello che vi ruota intorno di negativo sia stato praticamente inventato e creato ad arte.
Una tra le domande più frequenti, posta dalla persona cresciuta in ambito proibizionista, è la seguente: “e se poi ti metti alla guida?” Ora, al di là del fatto che assumere Cannabis non equivale ad avere un’improvvisa e irrefrenabile voglia di guidare un qualsiasi mezzo, questa sostanza è e rimane comunque una delle meno dannose e pericolose sotto questo punto di vista. Ci sono ben altre sostanze lecite il cui uso e abuso porta a non avere il controllo di se stessi e dei propri riflessi, e vengono distribuite dalle farmacie ai maggiorenni, quindi alla maggior parte delle persone patentate. Oltre agli alcolici, che in alcune città si cercano di limitare con ordinanze e controlli, abbiamo farmaci e psicofarmaci che causano effetti collaterali di grave entità quali perdita di equilibrio, nausea costante, forte sonnolenza ma, tra le righe dei foglietti illustrativi, ormai chiamati bugiardini, vi è solitamente scritto l’equivalente di un semplice “si sconsiglia di mettersi alla guida”. La Cannabis ha meno effetti collaterali rispetto a qualsiasi psicofarmaco (che spesso creano anche dipendenza) e viene ancora oggi additata come nociva e dannosa, nonostante si sia già ampiamente assodato il contrario.
Tornando a trattare di Cannabis e patente nello specifico, possiamo solo notare come in Italia ci sia un po’ ovunque ancora parecchia ignoranza in materia, tra la gente e soprattutto tra le istituzioni. Ignoranza che porta a non avere una linea procedurale nazionale, in modo tale da poter gestire la situazione in cui una persona, volendo seguire gli obblighi di legge, si auto dichiari consumatore medico in fase di rinnovo della patente (che a quanto ne sappiamo in Europa è tipicamente solo procedura italiana).
È storia di Davide, residente in Veneto e paziente terapeutico da tre anni che si è trovato a dover rinnovare la patente e che ha deciso di non mentire sull’uso di sostanze considerate psicotrope e cercare di rinnovare la patente.
“MI chiamo Davide e vi voglio raccontare la mia storia incredibile: sono paziente di Cannabis terapeutica da 3 anni, tutto regolarmente prescritto da un medico chirurgo omeopata con cattedra in un’importante università.
Circa 107 giorni fa ad un controllo da parte delle forze di polizia, mi fanno notare la patente scaduta, 16 marzo, mi verbalizzano la multa e io chiaramente pago il mio debito. Mi reco poi in autoscuola a rinnovare la patente il 21 marzo. Al momento dell’autocertificazione, che è il questionario che si deve firmare alla richiesta del rinnovo, mi trovo a dover rispondere alla domanda se assumo sostanze psicotrope: volendo essere obiettivo ed onesto e seguendo la legge, ovviamente, rispondo positivamente.
La reazione del dottore è stata la seguente: mi guarda incuriosito e io gli spiego il tutto con carte alla mano. Non essendo informato, mi risponde che lui non può farci nulla e mi deve mandare in Commissione Patenti.
Io chiedo subito quale sia la procedura standard nel caso in cui uno dei 5 milioni di assuntori di benzodiazepine, che dovrebbero essere interdetti alla guida, ne dichiarasse l’uso in sede di rinnovo patente.
Candidamente mi rispondono che sul questionario viene data risposta negativa, andando incontro a un più grosso problema: in caso di incidente un giudice zelante potrebbe andare a verificare il rinnovo e se ne emerge che l’auto certificante ha dichiarato il falso, si potrebbe venire incriminati per “falso in atto pubblico”. Un’accusa con conseguenze penali da cui sarebbe difficile anche difendersi, in quanto la validità della propria parola in questo caso viene meno già in fase d’accusa.
Il 22 marzo contatto la Commissione Patenti: cerco tutta la mattina di mettermi in contatto con il direttore della struttura ma è impossibile; mando quindi una mail nella quale spiego il tutto. Vengo richiamato la sera stessa del 22 marzo, e mi viene dato appuntamento il venerdì 23 marzo alle 8 del mattino, dicendomi chiaramente che avremmo fatto due chiacchiere informali prima dell’apertura delle visite, fissata alle 8.30.
Mi reco all’appuntamento, mi presento e dopo avergli spiegato tutto, il direttore si complimenta con me per il coraggio, e mi comunica che avrebbero avuto un occhio di riguardo, vista la situazione.
Io sottolineo che non intendo recarmi ogni sei mesi/ogni anno a sborsare 200 euro ogni volta per effettuare esami che daranno come risultato tracce di THC nelle urine, perché sono io che spontaneamente ad averlo dichiarato. A questo punto lui si convince e mi riferisce che possiamo fare la prima visita, che avevo preventivato pure io, e poi rinnovo a dieci anni… Mi ha addirittura accompagnato in segreteria e mi ha fissato un appuntamento a 4 giorni dopo, ovvero per martedì 27 marzo.
A questo punto, tutto contento, felice anche del fatto che posso pensare che davvero l’onestà paga, torno a casa, ormai sicuro di rimanere solo altri 4 giorni senza patente. Nello stesso pomeriggio di quel venerdì mi arriva una mail da parte del direttore, in cui mi scrive che il mio medico prescrittore non è un medico autorizzato a prescrivere e che il problema che ho non si cura con la Cannabis. Premetto che sono farmaco resistente, e che escludo a priori un ritorno ai farmaci.
Inoltro questa email al mio dottore, quello che mi prescrive Cannabis, il quale mi convoca per la mattina del giorno dopo, sabato 24 marzo, per redarre una lettera da consegnare poi al direttore della commissione patenti. Mi reco quindi in commissione patenti e consegno la lettera. Lo stesso direttore mi porge le scuse per la mail e, in maniera più pacata, mi spiega che la commissione patenti fa capo al dottore del dolore.
In ogni caso non mi do’ per vinto: prendo quindi il riferimento del dottore antalgico e tramite USL prenoto la visita. Dopo un paio di ore di chiacchiere anche sulla Cannabis, decide di farmi visitare da una psichiatra, adducendo che più specialisti danno parere favorevole, migliore sarà il report da portare in commissione. Giungo quindi dalla psichiatra, che ovviamente firma il referto confermando che sono una persona normale, dopo aver accennato ad un cambio di terapia (ovviamente con i relativi farmaci).
Rispondo quindi che sono ormai 3 anni che mi curo con la Cannabis e che sto bene, che riesco ad avere una vita normale, un lavoro che ormai sto trascurando per colpa anche della situazione. Aggiungo anche la soluzione per i miei problemi io l’ho trovata e che, se volesse lei stessa trovarne un’altra, se ne dovrebbe assumere le responsabilità. Ho continuato sostenendo che abito al terzo piano e che so bene che potrebbero esserci strane reazioni. A questo punto la psichiatra mi ha domandato “in che senso??”. Le ho spiegato che in questi ultimi 3 anni in cura con la Cannabis non ho mai avuto effetti collaterali, ma essendo già stato dichiarato farmaco resistente alle benzodiazepine, so che possono subentrare reazioni avverse, tra cui la depressione e istinti suicidi. In poche parole le ho fatto capire che se mi avesse cambiato terapia si sarebbe dovuta assumere l’ipotetico rischio che mi buttassi dal balcone di casa.
Arrivato a questo punto della mia personale odissea, torno dal dottore del dolore e lui concorda con la sua collega psichiatra che io sono una persona completamente normale; con il direttore della Commissione Patenti eravamo rimasti d’accordo che avrei portato tutti i documenti possibili per dimostrare che la Cannabis non influisce sulle capacità di guida, come ad esempio il test dei riflessi o l’elettroencefalogramma… e invece arriva il colpo di scena: il Ministero dei Trasporti, mi invia una raccomandata che mi intima, entro 20 giorni dalla ricezione, di portare tutti i documenti per la valutazione. Mi sono rivolto alla USL per sottopormi a tutte le visite, e questo ovviamente ha comportato ulteriore tempo.
Siamo arrivati al 26 giugno, giorno in cui consegno tutti i documenti alla Commissione Patenti e resto in attesa della decisione sul rinnovo o meno del mio documento di guida. Se mi restituiranno la patente con validità per 10 anni, saremo tutti felici e contenti, e la mia lotta, così come i 4 mesi senza patente, saranno valsi a qualcosa. Se così non dovesse andare, sia che mi diano un rinnovo a 1 anno o anche a 2, come conseguenza dovrei pagare di tasca mia gli esami, semplicemente per constatare una cosa che sono stato io a dichiarare. In ogni caso, deciderò dopo il verdetto, ma il rischio è quello di finire in tribunale per far valere l’articolo 32 della Costituzione italiana*, altrimenti non riconoscerò mai più questo Stato come uno stato di diritto.”
Ogni 10 anni è obbligo di legge rinnovare la patente, se si è intenzionati ad usarla. Attraverso questa prassi ci si passa tutti, e anche se è possibile essere assicurati sugli incidenti accaduti sotto effetto di alcolici e/o sostanze stupefacenti (basta pagare una quota in più), in effetti quello che ha fatto Davide è semplicemente stato dichiarare il vero. La Cannabis è ancora considerata sostanza psicotropa, che sia medicina o meno, e, anche nel caso sia prescritta dal medico, viene ancora trattata come una sostanza pericolosa per certe circostanze, quando in realtà non lo è, o per lo meno non lo è quanto ce la danno ad intendere.
Tutta questa storia ha davvero dell’assurdo, oltre che dell’incredibile. Tutto questo rimbalzare un utente che vuole semplicemente attenersi alle leggi, ma trova prima dei rappresentanti delle istituzioni che non sanno cosa fare, e poi una sorta di muro ad ostacoli con uno scarico di responsabilità dietro l’altro.
Ci chiediamo: davvero non sanno cosa fare oppure tutto questo rimandare il rinnovo ha come fine ultimo il far desistere la persona, farla smettere di insistere per evitare il rischio di creare un precedente?
Crediamo che un precedente di questo genere possa essere parecchio temibile perché comporterebbe riconoscere la non pericolosità della Cannabis da parte delle istituzioni.
Tante volte nel corso della sua odissea, a Davide è stato consigliato di lasciar perdere, sia dai medici che da amici ed esponenti del settore cannabico italiano. Ma come dice lui stesso, perché si è ancora costretti a dichiarare il falso e sperare che vada bene (se poi va male le conseguenze possono essere gravi, come dicevamo), quando si dovrebbe dichiarare la verità ed avere risposte chiare e concrete (e magari anche logiche e sensate) dalle istituzioni?
Aggiornamento al 27 di giugno da parte di Davide:
“Ieri mi sono recato in commissione patenti a consegnare i referti dei medici che vi ho girato, il presidente della Commissione Patenti, quello che diceva che loro facevano capo al dottore del dolore e non a un chirurgo, dopo che ha letto i referti si è rimangiato la parola dicendomi che la legge non mi permette la guida (balla! La legge consiglia di mettersi in strada almeno 24 ore dopo), adducendo che per il mio problema la Cannabis non è riconosciuta.
Domanda: se così non fosse, tutti quelli che hanno il mio stesso problema, avrebbero in mano una prescrizione fasulla, fatta da dei medici “falsi”?
Più mi inoltro in questo sentiero, e più mi rendo conto dell’ignoranza che regna su questa pianta, anche e soprattutto da parte di chi dovrebbe, a coscienza, studiare e capire…
Mamma mi ha cresciuto dicendomi sempre : “Nella vita fai quello che vuoi, ma ricorda due cose, usa la testa e non dire bugie”. Bene, a quasi 40 anni e vedendo quello che è successo a essere sincero, come farò ad insegnare a un mio ipotetico figlio o ai miei nipoti a dire sempre la verità?
In questo paese non paga!”
*Articolo 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Comments 1
Da sei anni lotto anche io contro questi , senza nessuna prova scientifica che non sono in grado di guidare mi hanno sottratto la patente , mentre il ministero e tutte le commissioni patenti fanno finta di non vedere i milioni di italiani che con le loro terapie sono molto più pericolosidi chi fa uso di cannabis terapeutica